Le azioni statunitensi hanno chiuso contrastate ieri, in seguito alle scommesse su molteplici tagli dei tassi da parte della Federal Reserve già nel corso dell’anno.
L’S&P 500 ha chiuso in rialzo dello 0,41%, mentre il Nasdaq 100 ha perso lo 0,18%. Il Dow Jones ha registrato un incremento dello 0,65%.
I nuovi dati hanno evidenziato un forte calo dei prezzi alla produzione ad aprile, a sostegno della previsione di una disinflazione, dopo il calo dell’indice dei prezzi al consumo (IPC) di questa settimana.
Inoltre, i settori chiave delle vendite al dettaglio hanno mostrato una contrazione inaspettata, alimentando le aspettative di un adeguamento della politica monetaria da parte della Fed per sostenere l’economia.
I settori industriale, dei servizi pubblici e farmaceutico hanno guidato i guadagni. GE ha guadagnato oltre il 3%, grazie a un maxi ordine del Qatar per aerei wide-body Boeing, che saranno equipaggiati esclusivamente con motori GE.
Cisco ha trainato il settore tecnologico dopo la pubblicazione dei risultati trimestrali. Al contrario, Walmart ha ridotto le perdite iniziali ma è rimasta in territorio negativo, dopo aver avvertito che i dazi costringeranno i negozi ad aumentare i prezzi nel corso del mese.
UnitedHealth è crollata di 14 dollari in seguito alla notizia di un’indagine per frode ai danni di Medicare.
POWELL: NESSUN TAGLIO, PER ORA
Il presidente della Fed, Jerome Powell, parlando della revisione del quadro di policy dell’istituto, ha sottolineato che i tassi di interesse a lungo termine sono più alti, trainati principalmente dall’aumento dei tassi reali, piuttosto che da variazioni nelle aspettative di inflazione.
Ha aggiunto che gli indici dei prezzi potrebbero diventare più volatili nel prossimo futuro, a causa di shock di offerta più frequenti, rendendo più difficile per le banche centrali raggiungere la stabilità dei prezzi.
Powell ha ribadito il forte impegno della Fed verso l’obiettivo di inflazione al 2%. Questo continuo richiamo alla necessità di mantenere i tassi fermi non facilita il dialogo con l’amministrazione Trump, ma, va ricordato, l’indipendenza della banca centrale è e deve rimanere un principio fondamentale.
VALUTE
I principali cambi contro dollaro restano in una fase di lateralità, riflettendo un equilibrio nell’incertezza che ancora domina i mercati.
Finora, gli accordi sui dazi dell’amministrazione USA riguardano la Gran Bretagna, parzialmente la Cina, e i recenti sviluppi in Arabia Saudita e Qatar. Mancano ancora molti paesi del Sud-est asiatico, oltre all’Europa, e il percorso si preannuncia complesso.
- EUR/USD resta nel range 1,1170–1,1230
- GBP/USD (Cable) stabile tra 1,3265 e 1,3350
- USD/JPY oscilla tra 144,80 e 148,50, risultando il più volatile, complice l’incertezza economica giapponese
Stanotte, il PIL giapponese ha registrato una contrazione dello 0,2% su base trimestrale, peggio delle attese (-0,1%), dopo una crescita dello 0,6% nel quarto trimestre 2024. Su base annua, l’economia si è contratta dello 0,7%, contro un consensus di -0,2%.
Tra gli altri cambi, segnaliamo un USD/CAD che sembra voler testare il supporto chiave a 1,3900. Il franco svizzero (CHF) si conferma molto forte, rifugio in un periodo di persistente incertezza.
VENDITE AL DETTAGLIO
Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono aumentate dello 0,1% su base mensile ad aprile 2025, dopo un’impennata dell’1,7% (rivista al rialzo) a marzo.
Il modesto incremento suggerisce che i consumatori hanno ridotto la spesa in risposta all’ondata di annunci di dazi all’inizio di aprile. Tuttavia, il dato ha superato le aspettative di una variazione nulla.
I maggiori aumenti si sono registrati nei settori della ristorazione, materiali edili, attrezzature da giardino, mobili, elettronica ed elettrodomestici.
Le vendite core, escluse ristorazione, auto, materiali da costruzione e carburanti (utilizzate per il calcolo del PIL), sono diminuite dello 0,2%, contro un +0,5% rivisto a marzo e attese di +0,3%.
PRODUZIONE INDUSTRIALE E PPI
La produzione industriale statunitense è rimasta invariata ad aprile 2025, deludendo le attese di un aumento dello 0,2%.
Il calo della produzione manifatturiera (-0,4%) e mineraria (-0,3%) è stato compensato da un aumento nei servizi pubblici. L’utilizzo della capacità produttiva è sceso al 77,7%, 1,9 punti percentuali sotto la media di lungo periodo (1972–2024), segnalando una persistente stagnazione.
I prezzi alla produzione (PPI) sono diminuiti dello 0,5% ad aprile, dopo una lettura invariata a marzo, contro attese di un aumento dello 0,2%. È il primo calo dal ottobre 2023.
Il calo è stato trainato da una riduzione dello 0,7% nei costi dei servizi, la più ampia dal 2009, dovuta soprattutto a un calo dell’1,6% nei margini dei servizi commerciali. Questo suggerisce che le aziende potrebbero assorbire parte dell’impatto dei dazi.
Su base annua, l’inflazione PPI è scesa al 2,4%, il livello più basso da settembre 2024, leggermente sotto le attese del 2,5%.
Saverio Berlinzani
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