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Mercati in rialzo tra Powell, Trump e dati USA

Saverio Berlinzani
July 17, 2025

TRUMP VERSUS POWELL?


Le azioni statunitensi hanno chiuso in lieve rialzo mercoledì pomeriggio, dopo che il presidente Donald Trump ha smentito l’intenzione di licenziare il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, pur lasciando aperta la possibilità. L’S&P 500 ha guadagnato lo 0,35%, recuperando terreno dopo le perdite iniziali, mentre il Dow Jones è salito dello 0,50% e il Nasdaq 100 dello 0,12%.


In apertura, i mercati avevano reagito negativamente alle indiscrezioni secondo cui Trump stesse valutando la rimozione di Powell, alimentando i timori già presenti riguardo ai tassi d’interesse e alle tensioni commerciali. Un elemento di sollievo è arrivato dall’indice dei prezzi alla produzione (PPI), rimasto invariato a giugno, dopo che il giorno precedente il dato sull’inflazione al consumo (CPI) aveva superato le attese.


Sul fronte societario, Bank of America ha perso lo 0,7% a seguito di ricavi inferiori alle previsioni, mentre Morgan Stanley ha ceduto il 3% nonostante risultati solidi. In controtendenza, Goldman Sachs ha registrato un incremento dello 0,6% grazie a un forte miglioramento degli utili. Johnson & Johnson ha sorpreso positivamente, balzando di quasi il 6% dopo aver superato le stime e rivisto al rialzo le previsioni per l’intero anno.


PPI USA


Nel mese di giugno, i prezzi alla produzione negli Stati Uniti sono rimasti invariati rispetto a maggio, dopo un aumento dello 0,3% rivisto al rialzo nel mese precedente. Il dato si è rivelato inferiore alle attese degli analisti, che prevedevano un incremento dello 0,2%. I prezzi dei servizi sono diminuiti dello 0,1%, in controtendenza rispetto al +0,4% di maggio, con cali registrati nei settori della vendita al dettaglio di automobili e ricambi, dei servizi di deposito, del trasporto aereo passeggeri e del commercio all’ingrosso di alimenti e alcolici.


Al contrario, i prezzi dei beni sono aumentati dello 0,3%, il livello più alto da febbraio, trainati in particolare da un incremento dello 0,8% nel comparto delle comunicazioni. Su base annua, l’inflazione alla produzione è scesa al 2,3%, il valore più basso da settembre 2024, rispetto al 2,7% di maggio e a una previsione del 2,5%. Anche l’indice core del PPI è rimasto stabile, deludendo le attese di un aumento dello 0,2%, mentre il tasso core annuo è sceso al 2,6% dal 3,2%, anch’esso sotto le previsioni del 2,7%.


VALUTE


Sul mercato dei cambi, i movimenti sono rimasti contenuti, fatta eccezione per un aumento della volatilità innescato dalle dichiarazioni di un funzionario della Casa Bianca, secondo cui Trump avrebbe preso in considerazione il licenziamento di Powell. La notizia, poi smentita dallo stesso presidente, ha temporaneamente agitato i mercati.


Dal punto di vista tecnico, l’euro-dollaro si trova in una fase distributiva, con minimi e massimi decrescenti nelle ultime due settimane. Ieri ha toccato un minimo a 1,1560, per poi rimbalzare fino a 1,1720. La sterlina continua a essere sotto pressione, avvicinandosi al supporto di 1,3360, livello oltre il quale si potrebbe assistere a un ritorno verso quota 1,3250.


Il dollaro/yen è sceso fino a 146,80, per poi recuperare terreno e risalire a 148,50 dopo la smentita di Trump. Anche gli altri principali cambi si sono mossi in modo simile. Il quadro tecnico resta interlocutorio, ma non si esclude un ulteriore rafforzamento del dollaro, soprattutto in vista di possibili prese di profitto da parte degli investitori istituzionali ancora posizionati short sulla valuta statunitense.


EUROZONA, SURPLUS COMMERCIALE


Il surplus commerciale dell’Eurozona è aumentato a 16,2 miliardi di euro nel mese di maggio 2025, rispetto ai 12,7 miliardi registrati nello stesso mese dell’anno precedente. Le esportazioni sono cresciute dello 0,9%, mentre le importazioni sono diminuite dello 0,6%.


Le vendite verso i principali partner commerciali hanno mostrato un andamento positivo, con aumenti verso gli Stati Uniti (+4,4%), la Svizzera (+6,8%) e il Regno Unito (+2,5%). Sul fronte delle importazioni, l’Unione Europea ha acquistato beni per un valore di 203,8 miliardi di euro, in calo del 2% rispetto all’anno precedente.


Il calo è stato determinato principalmente dalla minore domanda di energia (-18,7%) e di materie prime (-1,7%). Le importazioni dalla Cina sono aumentate del 3,4%, mentre sono diminuite in modo significativo quelle provenienti dagli Stati Uniti (-7,4%) e dal Regno Unito (-7,1%).


REGNO UNITO, INFLAZIONE


Nel Regno Unito, il tasso di inflazione annuo è salito al 3,6% nel mese di giugno 2025, il livello più alto da gennaio 2024. Il dato è in aumento rispetto al 3,4% di maggio e ha superato le aspettative del mercato. La principale spinta al rialzo è arrivata dai prezzi dei trasporti, aumentati dell’1,7%, trainati soprattutto dai costi del carburante. Anche le tariffe aeree e ferroviarie hanno contribuito all’aumento.


L’inflazione dei servizi è rimasta stabile al 4,7%, mentre si è registrato un calo nei settori dell’edilizia abitativa e dei servizi alla persona. Su base mensile, l’indice dei prezzi al consumo (IPC) è aumentato dello 0,3%, superando il +0,2% di maggio. Anche l’inflazione core ha mostrato un’accelerazione, con il tasso annuo salito al 3,7% e quello mensile allo 0,4%.


USA, PRODUZIONE INDUSTRIALE


La produzione industriale negli Stati Uniti è aumentata dello 0,3% a giugno, superando le previsioni di un incremento dello 0,1%, dopo essere rimasta invariata nei mesi di aprile e maggio. La produzione manifatturiera, che rappresenta circa il 78% del totale, è cresciuta dello 0,1%, leggermente al di sopra delle attese.


Nel complesso, nel secondo trimestre del 2025, la produzione industriale statunitense ha registrato una crescita a un tasso annualizzato dell’1,1%.


Saverio Berlinzani





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