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Mercati in ripresa tra tregua geopolitica e attese Fed

Saverio Berlinzani
June 17, 2025

APPARENTE DISGELO


Lunedì Wall Street ha chiuso in rialzo, con l’S&P 500, il Dow Jones e il Nasdaq 100 (indice ad alta concentrazione di titoli tecnologici) in crescita tra lo 0,75% e l’1,5%. Il rimbalzo è stato sostenuto dall’allentamento delle tensioni geopolitiche.


I mercati globali sono tornati a una relativa calma: le azioni sono risalite, mentre petrolio e oro sono scesi, in concomitanza con l’affievolirsi dei timori che la guerra tra Israele e Iran possa trasformarsi in un conflitto più ampio in Medio Oriente.


Secondo il Wall Street Journal, l’Iran starebbe cercando di ridurre la tensione con Israele, con l’obiettivo di riprendere i negoziati sul proprio programma nucleare. Le intenzioni sarebbero state comunicate tramite intermediari arabi sia a Israele che agli Stati Uniti.


Sul fronte delle banche centrali, si prevede che la Federal Reserve manterrà stabili i tassi d’interesse questa settimana. I mercati monitorano con attenzione l’aggiornamento del Riepilogo delle Proiezioni Economiche, per valutare l’impatto dell’incertezza fiscale e dei potenziali dazi sulle prospettive politiche.


I titoli tecnologici hanno guidato il rally: Meta, Palantir e Tesla sono salite di oltre il 3%, spinte dal crescente interesse degli investitori per le attività legate al settore militare.


US Steel è balzata fino al 5% dopo che il Presidente Trump ha formalmente approvato l’acquisizione dell’azienda da parte di Nippon Steel per 14,1 miliardi di dollari.


VALUTE


Lunedì l’indice del dollaro ha esteso le perdite, scendendo a 97,8 e tornando ai minimi del 2022, dopo una seduta correttiva in cui il biglietto verde era stato temporaneamente visto come asset rifugio.


Successivamente, le valute concorrenti hanno ripreso forza, poiché il mercato ha iniziato a prezzare gli sviluppi del conflitto tra Israele e Iran. Il sentiment è migliorato ulteriormente dopo le notizie secondo cui l’Iran sarebbe disposto a riprendere i negoziati sul nucleare.


Il Wall Street Journal ha riportato che Teheran ha informato funzionari arabi della propria disponibilità a trattare, a condizione che gli Stati Uniti si astengano dal partecipare agli attacchi.


Nel frattempo, l’attenzione si concentra su una settimana intensa di decisioni di politica monetaria, con particolare focus sulla Fed, attesa mercoledì. Si prevede che i tassi sui Fed Funds rimangano invariati, ma i mercati attendono con ansia le nuove proiezioni economiche, soprattutto per valutare l’impatto delle politiche del Presidente Trump.


Sui principali rapporti di cambio si osserva lateralità, con oscillazioni giornaliere entro i 50-60 pips. I cross restano stabili, in un mercato fortemente dollaro-centrico.



BOJ, TASSI INVARIATI


La Banca del Giappone ha mantenuto invariato il tasso di interesse di riferimento a breve termine allo 0,5% durante la riunione di giugno, confermando il livello più alto dal 2008, in linea con le attese del mercato.


La decisione, presa all’unanimità, riflette la cautela dovuta all’incertezza sulle politiche tariffarie statunitensi, che potrebbero rappresentare un rischio per la crescita globale.


Tokyo e Washington hanno concordato di estendere i negoziati commerciali, dopo il mancato raggiungimento di un accordo durante i colloqui a margine del G7 in Canada.


Nel frattempo, la BoJ ha ribadito il piano di ridurre gradualmente gli acquisti di titoli di Stato giapponesi (JGB): 400 miliardi di yen in meno a trimestre fino a marzo 2026, con un’ulteriore riduzione di 200 miliardi a trimestre da aprile 2026.


Con questo approccio graduale, si prevede che gli acquisti mensili scendano a 2.000 miliardi di yen entro il primo trimestre del 2027, segnando un percorso cauto ma costante verso la normalizzazione.


PETROLIO


I future sul greggio WTI sono scesi di oltre il 4%, attestandosi a 69,5 dollari al barile lunedì, dopo l’impennata del 7% registrata venerdì. Il calo riflette l’attenuarsi dei timori di un conflitto più ampio tra Israele e Iran.


Le ultime notizie indicano che l’Iran sarebbe disposto a riprendere i colloqui sul nucleare, a condizione che gli Stati Uniti restino fuori dal conflitto. Questo tono più morbido ha contribuito a rasserenare i mercati, spingendo gli investitori a liquidare alcune posizioni di copertura.


Il traffico attraverso lo Stretto di Hormuz ha mostrato solo un lieve calo: 111 navi transitate il 15 giugno contro le 116 del 12 giugno. Ciò suggerisce che non ci saranno interruzioni significative nei flussi di petrolio.


Tuttavia, lo stretto resta un punto di strozzatura critico, gestendo circa il 20% del commercio globale di greggio.


USA, DATI IN CALO


L’indice manifatturiero Empire State di New York è sceso a -16 a giugno 2025, rispetto a -9,2 di maggio, ben al di sotto delle attese di -5,5. Si tratta del valore più debole dal minimo biennale di -20 registrato a marzo.


Gli indicatori chiave mostrano una debolezza diffusa: nuovi ordini e spedizioni in calo, peggioramento della disponibilità di forniture e tempi di consegna sostanzialmente invariati.


Sul fronte occupazionale, l’impiego è leggermente aumentato per la prima volta da mesi, mentre la settimana lavorativa media è rimasta stabile.


Le pressioni sui costi di input si sono attenuate, pur restando elevate, mentre i prezzi di vendita sono aumentati più rapidamente. Nonostante la debolezza attuale, le aziende hanno espresso maggiore fiducia nel futuro: l’indice delle condizioni aziendali generali è tornato positivo per la prima volta da marzo.


CINA, VENDITE AL DETTAGLIO


Le vendite al dettaglio in Cina sono aumentate del 6,4% su base annua a maggio 2025, in accelerazione rispetto al 5,1% di aprile e oltre le attese del 5%. È il ritmo più sostenuto da dicembre 2023.


L’aumento è stato trainato dalla spesa per le festività del Labor Day e della Festa delle Barche Drago, oltre che dagli sforzi di Pechino per contrastare le pressioni tariffarie statunitensi e dai sussidi governativi sui prodotti elettronici.


Le vendite sono cresciute in quasi tutte le categorie: alimentari, tabacco, alcolici, abbigliamento, calzature, sport e intrattenimento. In controtendenza, le vendite di prodotti petroliferi sono diminuite in modo marcato.


Nei primi cinque mesi dell’anno, il fatturato al dettaglio è aumentato del 5,0%.


Saverio Berlinzani





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