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Tensioni geopolitiche e oro ai massimi

Saverio Berlinzani
October 16, 2025

MERCATI IN BILICO

 

Ritorna a salire la tensione sui mercati dopo le notizie, giunte ieri sera, relative al ritardo nella consegna dei corpi degli ostaggi israeliani deceduti a Gaza da parte di Hamas. Il presidente Trump ha insistito sul rispetto dell’accordo, minacciando il ritorno delle azioni militari da parte di Israele.

 

Le borse, dopo un avvio positivo, hanno ripiegato chiudendo intorno alla parità. Gli operatori restano in attesa dei risultati delle trimestrali. Bank of America è salita del 4,5% dopo aver riportato utili in aumento, mentre Morgan Stanley ha guadagnato oltre il 6%, toccando un massimo storico di 164 dollari, grazie a risultati superiori alle attese.

 

Nvidia ha registrato un +1,6% dopo che HSBC ha alzato il rating da Hold a Buy. Al contrario, Abbott Laboratories ha perso il 2,2% a causa di un calo dei ricavi.

 

Nel frattempo, i timori per un’escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si sono attenuati. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha proposto una sospensione prolungata dei dazi statunitensi sui prodotti cinesi, in cambio del rinvio da parte di Pechino delle restrizioni sulle esportazioni di terre rare.

 

I commenti rilasciati martedì dal presidente della Fed, Jerome Powell, hanno rafforzato le aspettative di un taglio dei tassi a ottobre e suggerito una possibile pausa nel deflusso del bilancio della banca centrale.

 

VALUTE

 

Il dollaro resta debole, pur senza rompere i supporti chiave contro le principali valute concorrenti. L’EUR/USD è in rialzo ma ancora sotto quota 1,1680, livello da superare per confermare un trend rialzista. Il Cable si avvicina a 1,3440–1,3450, mentre il USD/JPY ha mantenuto il supporto chiave in area 150,30–150,50.

 

Le valute oceaniche restano molto deboli, penalizzate dalle tensioni commerciali tra USA e Cina. Il USD/CAD rimane sotto quota 1,4150, resistenza chiave di medio termine.

 

Nel breve termine, la debolezza del dollaro resta una priorità per l’economia statunitense, con il biglietto verde che si muove in direzione opposta rispetto all’oro. Intanto, Scott Bessent ha dichiarato che lo shutdown costa agli Stati Uniti circa 15 miliardi di dollari a settimana.

 

AUSTRALIA: SALE LA DISOCCUPAZIONE

 

Il tasso di disoccupazione in Australia è salito al 4,5% a settembre 2025, superando sia il dato rivisto al rialzo di agosto sia le previsioni del 4,3%. Si tratta del livello più alto da novembre 2021, con un aumento di 33.900 unità, per un totale di 684.000 disoccupati.

 

Nel frattempo, l’occupazione è aumentata di 14.900 unità, raggiungendo un nuovo massimo di 14,64 milioni. L’occupazione a tempo pieno è cresciuta di 8.700 unità, arrivando a 10,08 milioni, mentre quella a tempo parziale è aumentata di 6.300 unità, toccando quota 4,56 milioni.

 

Il tasso di partecipazione è salito al 67,0%, superando le attese del mercato (66,8%). Il tasso di sottoccupazione è aumentato al 5,9%, rispetto al 5,7% di agosto. Il cambio AUD/USD è in leggero calo a 0,6500.

 

DATI USA

 

L’indice manifatturiero dello Stato di New York è salito di 19,4 punti, attestandosi a 10,7 nell’ottobre 2025. Si tratta della terza lettura positiva negli ultimi quattro mesi, superando le aspettative del mercato, fissate a -1,0.

 

Il dato evidenzia una modesta crescita dell’attività manifatturiera. Le aziende sono diventate più ottimiste sulle prospettive a breve termine, con quasi la metà che prevede un miglioramento delle condizioni nei prossimi mesi.

 

GOLD: 5.000 È POSSIBILE?

 

Ancora un massimo impressionante per l’oro, che ha toccato quota 2.442 dollari l’oncia durante la seduta asiatica, prima di correggere di circa 10 dollari. Alcune grandi banche d’investimento prevedono ora che i prezzi possano salire fino a 5.000 dollari l’oncia.

 

Considerando che l’oro cresce di 70–80 dollari al giorno, il traguardo non sembra così lontano, né per dimensione né per tempistiche. La domanda di beni rifugio e le aspettative di una politica monetaria più accomodante negli Stati Uniti continuano a sostenere i prezzi.

 

Le recenti dichiarazioni di Jerome Powell, che ha evidenziato segnali di indebolimento del mercato del lavoro, hanno spinto gli investitori a scontare quasi completamente un taglio dei tassi di 25 punti base alla riunione di questo mese, con un altro probabile a dicembre.

 

Le prospettive hanno pesato sul dollaro, rendendo l’oro ancora più attraente per gli acquirenti stranieri. Sul fronte commerciale, mercoledì i funzionari statunitensi hanno denunciato le restrizioni più severe imposte dalla Cina sulle esportazioni di terre rare, avvertendo che rappresentano un rischio per le catene di approvvigionamento globali.

 

Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha affermato che Washington potrebbe imporre limiti alle esportazioni o dazi sulle importazioni di petrolio russo dalla Cina, se coordinati con i partner europei.

 

Nel frattempo, il congelamento delle attività amministrative negli Stati Uniti continua a rappresentare un rischio per l’economia e ad aumentare il nervosismo sui mercati.

 

Saverio Berlinzani

 

 

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