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Tensioni globali e mercati stabili: focus su Wall Street

Saverio Berlinzani
July 15, 2025

WALL STREET STABILE


Lunedì, i tre principali indici azionari degli Stati Uniti hanno oscillato intorno allo zero, a seguito dell’intensificarsi delle tensioni commerciali. Questo dopo l’annuncio del Presidente Trump, nel fine settimana, di una tariffa del 30% sulle importazioni dall’UE e dal Messico, che entrerà in vigore il 1° agosto.


Lo stesso Presidente ha inoltre minacciato tariffe del 100% alla Russia, dopo l’ennesimo vano tentativo di spingere Mosca a un cessate il fuoco nella guerra in Ucraina.


Gli operatori di Wall Street sono quindi rimasti alla finestra, in attesa dei risultati delle grandi banche e dei dati sull’inflazione. I rendimenti obbligazionari e il dollaro hanno registrato un leggero rialzo.


Il petrolio è sceso, poiché il piano di Trump per costringere la Russia a un cessate il fuoco non ha incluso nuove misure volte a ostacolare direttamente le esportazioni energetiche di Mosca.


Per quanto riguarda le tariffe verso UE e Messico, i leader di entrambi i partner commerciali si sono impegnati a proseguire i negoziati con gli Stati Uniti, nella speranza di raggiungere un accordo che possa ridurre l’aumento delle tariffe.


Nel frattempo, gli investitori si preparano ai dati sull’inflazione di oggi, relativi ai prezzi al consumo, che dovrebbero confermare una ripresa dell’inflazione, con le aziende che iniziano a trasferire i maggiori costi di importazione.


I settori salute ed energia hanno registrato le peggiori performance, mentre i servizi di comunicazione hanno sovraperformato.


Sul fronte societario, le megacap hanno mostrato andamenti contrastanti: in calo Nvidia (-0,7%), Microsoft (-0,3%), Apple (-0,7%) e Broadcom (-0,3%), mentre Meta (+0,4%) e Alphabet (+0,8%) erano in positivo. Amazon è rimasta stabile.


Tesla ha guadagnato circa il 2,1% dopo che Elon Musk ha suggerito un possibile voto degli azionisti sull’investimento in AI della società.


VALUTE


Il dollaro è rimasto in un trading range rispetto alle principali valute concorrenti, anche se durante la sessione americana si è osservata una lieve tendenza rialzista.


Manca un vero e proprio catalizzatore che possa spostare gli equilibri, ma appare evidente l’incapacità della valuta statunitense di rompere le resistenze, in un contesto di incertezza globale persistente.


Il trend ribassista potrebbe presto riprendere, con obiettivi invariati che indicano una possibile discesa di un ulteriore 5-6%.


Oggi è attesa la pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo, il dato più rilevante della giornata, che potrebbe finalmente modificare gli equilibri.


IL PESO MESSICANO PERDE QUOTA


Il peso messicano si è indebolito oltre quota 18,70 per dollaro, toccando il minimo di luglio, dopo aver raggiunto in precedenza un massimo di quasi un anno.


La minaccia del Presidente Trump di imporre dazi del 30% sui prodotti messicani e dell’UE, in aggiunta ai dazi del 35% già previsti per il Canada, ha riacceso i timori per l’export messicano, che destina oltre l’80% della produzione verso nord.


Contemporaneamente, un dollaro più forte — sostenuto dalla domanda nelle aste dei titoli del Tesoro a 10 e 30 anni e dalle speculazioni sul mandato del Presidente della Fed Powell — ha spinto gli investitori verso la valuta statunitense, aumentando la pressione sulle valute emergenti.


A livello nazionale, i verbali della riunione di giugno della Banca del Messico hanno indicato un margine limitato per ulteriori tagli aggressivi dei tassi, dopo una riduzione complessiva di 325 punti base dall’inizio del 2024. Il consiglio preferisce ora interventi più cauti, da un quarto di punto, poiché l’inflazione resta ostinatamente sopra l’obiettivo.


INDIA, INFLAZIONE IN CALO


L’inflazione dei prezzi al consumo in India è diminuita per l’ottavo mese consecutivo, scendendo al 2,1% a giugno 2025, il livello più basso da gennaio 2019. A maggio era al 2,82%, e le aspettative di mercato erano del 2,5%.


Il calo è stato trainato da una diminuzione dell’1,06% dei prezzi alimentari, il primo calo annuale dal 2019. Anche l’inflazione nella categoria carburante e luce è scesa al 2,55% dal 2,78% del mese precedente.


Tuttavia, in altri settori la pressione sui prezzi è rimasta stabile o leggermente aumentata. Su base mensile, i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,62% rispetto a maggio.


PETROLIO


I future sul greggio WTI si sono mantenuti sopra i 68 dollari al barile lunedì, dopo un guadagno del 2,8% venerdì, in attesa di possibili nuove sanzioni statunitensi contro la Russia.


Il Presidente Trump ha annunciato una “dichiarazione importante” sulla Russia, alimentando speculazioni su misure che potrebbero ridurre l’offerta globale di petrolio.


Nel fine settimana, Trump ha promesso l’invio di missili Patriot in Ucraina e ha criticato Putin per il rifiuto dei colloqui di pace.


L’UE sarebbe inoltre vicina a finalizzare un nuovo pacchetto di sanzioni, che potrebbe includere un tetto massimo al prezzo del petrolio russo.


Dal lato della domanda, l’economia cinese ha mostrato resilienza, con un surplus commerciale record nel primo semestre e un aumento delle importazioni di greggio, soprattutto dall’Iran.


Tuttavia, le preoccupazioni per la crescita globale hanno limitato i rialzi del prezzo del petrolio, anche a causa dei nuovi dazi del 30% annunciati da Trump su prodotti UE e messicani.


GIAPPONE, SALGONO I RENDIMENTI


Il rendimento dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni è salito oltre l’1,59% martedì, raggiungendo il livello più alto dal 2008.


L’aumento è legato alle aspettative di maggiore spesa pubblica in vista delle elezioni della Camera Alta del 20 luglio, con ipotesi di nuove misure di stimolo, tra cui un possibile taglio dell’imposta sui consumi.


L’aumento dei rendimenti è avvenuto nonostante la decisione del Ministero delle Finanze di ridurre le emissioni di obbligazioni a lunghissimo termine, che avrebbe dovuto spingere la domanda e quindi abbassare i rendimenti.


La BoJ resta ferma, mentre lo yen giapponese continua a muoversi in un trading range contro il dollaro.


PIL CINA


L’economia cinese è cresciuta del 5,2% su base annua nel secondo trimestre del 2025, in calo rispetto al 5,4% dei due trimestri precedenti. Si tratta del ritmo più debole dal terzo trimestre del 2024, ma leggermente superiore al consenso del mercato (5,1%).


La crescita è stata sostenuta in parte dalle misure politiche di Pechino, nel contesto di una fragile tregua commerciale.


A giugno, la produzione industriale ha accelerato inaspettatamente, raggiungendo il massimo da tre mesi, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto al minimo da sei mesi.


Le vendite al dettaglio, invece, hanno registrato la crescita più bassa degli ultimi quattro mesi, nonostante i sussidi governativi per i prodotti elettronici.


Sul fronte commerciale, le esportazioni sono aumentate e le importazioni sono cresciute per la prima volta nel 2025. Nel primo semestre, l’economia è cresciuta del 5,3%.


Saverio Berlinzani





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