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Wall Street consolida mentre il dollaro scende

Saverio Berlinzani
December 12, 2025

WALL STREET IN CONSOLIDAMENTO

 

Wall Street, ancora una volta, non riesce a scendere e chiude in altalena. Il Dow Jones è salito dell’1,34%, il Nasdaq ha perso lo 0,25% e l’S&P 500 ha chiuso a +0,21%.

 

Il Nasdaq ha inizialmente subito pressioni a causa di un’ampia ondata di vendite sui titoli tecnologici, dopo i deboli risultati di Oracle, considerata un indicatore del boom degli investimenti in intelligenza artificiale.

 

Oracle ha perso oltre il 10,8% dopo aver riportato ricavi inferiori alle aspettative, non aver rispettato le stime sulle vendite nel cloud e aver pubblicato previsioni deludenti.

 

Anche i produttori di chip hanno registrato forti ribassi, con perdite per Nvidia, Broadcom, AMD e Applied Materials. La maggior parte delle altre megacap ha chiuso in rosso, tra cui Apple, Amazon, Alphabet, Meta e Tesla.

 

Al contrario, il Dow Jones ha guadagnato più di 300 punti, raggiungendo un nuovo massimo storico, sostenuto dalle ottime performance di Visa (+3%), 3M (+2,1%), Walt Disney (+2,1%) e Home Depot (+2,1%).

 

DOLLAR INDEX E TASSI

 

L’indice del dollaro è sceso a 97,80, il minimo delle ultime otto settimane, poiché i dati più deboli sull’occupazione hanno rafforzato le aspettative di due tagli dei tassi da parte della Fed nel 2026.

 

Considerando che alla fine del mandato di Jerome Powell, il 15 maggio 2026, il nuovo governatore sarà presumibilmente Kevin Hassett — attuale consigliere economico della Casa Bianca e favorevole a sostenere le richieste di Trump per un costo del denaro più basso — è comprensibile come ciò possa favorire un riaggiustamento dei tassi USA verso il basso nel medio termine.

 

Sul fronte macro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono aumentate più del previsto nella settimana del 6 dicembre, raggiungendo il livello più alto in oltre due mesi. Ciò è avvenuto dopo la decisione della Federal Reserve di attuare il terzo taglio dei tassi dell’anno, pari a un quarto di punto.

 

La Fed ha inoltre segnalato una prospettiva meno aggressiva rispetto a quanto previsto dai mercati. Powell ha lasciato intendere che un aumento dei tassi è fuori discussione, spingendo gli operatori a scontare altri due tagli nel 2026, sebbene le proiezioni ufficiali ne indichino solo uno.

 

La banca centrale ha anche annunciato l’avvio di acquisti di titoli del Tesoro a breve termine per sostenere la liquidità del mercato a partire dal 12 dicembre, con un primo round da circa 40 miliardi di dollari. Di fatto, un ritorno al QE.

 

Nel frattempo, le previsioni di inflazione sono state abbassate al 2,5% per il 2025 e al 2,4% per il 2026, rimanendo leggermente sopra l’obiettivo del 2%.

 

JOBLESS CLAIMS

 

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono aumentate di 44.000 unità rispetto alla settimana precedente, raggiungendo quota 236.000 per il periodo conclusosi il 6 dicembre 2025. L’aumento interrompe una serie di quattro settimane consecutive di calo e supera le attese di 220.000.

 

Si tratta del maggiore incremento settimanale da marzo 2020 e segue la settimana del Ringraziamento, quando le richieste erano scese al livello più basso in oltre tre anni.

 

Le richieste iniziali tendono a mostrare maggiore volatilità durante le festività, un andamento che probabilmente proseguirà fino a fine anno.

 

Le richieste continuative sono invece scese a 1.838.000 nella settimana conclusasi il 29 novembre, il minimo dal 12 aprile 2025, in calo rispetto a 1.937.000 (rivisti al ribasso) e ben sotto le attese di 1.950.000.

 

USA, BILANCIA COMMERCIALE

 

Gli Stati Uniti hanno registrato un deficit commerciale di 52,8 miliardi di dollari a settembre 2025, il più basso da giugno 2020, in calo rispetto ai 59,3 miliardi di agosto e molto inferiore alle previsioni di 63,3 miliardi.

 

Le esportazioni sono aumentate del 3% a 289,3 miliardi di dollari, il secondo livello più alto mai registrato, trainate da oro non monetario, prodotti farmaceutici e servizi finanziari. Sono invece diminuite le vendite di computer, viaggi e trasporti.

 

Le importazioni sono cresciute più lentamente, dello 0,6%, raggiungendo 342,1 miliardi di dollari.
A settembre, il deficit commerciale maggiore è stato registrato con l’Irlanda (-18,2 miliardi), seguita da Messico (-17,8 miliardi) e Unione Europea (-17,8 miliardi).

 

Il divario con la Cina si è ridotto a 11,4 miliardi, mentre quello con il Vietnam è rimasto stabile a 14,4 miliardi. Il deficit con il Canada è stato pari a 4,9 miliardi.

 

Saverio Berlinzani

 

 

 

 

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