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Wall Street torna a guadagnare

Saverio Berlinzani
May 23, 2025

Wall Street torna a guadagnare terreno dopo un paio di sedute correttive, in un contesto di rinnovata incertezza. Restano infatti sul tavolo diverse questioni ancora irrisolte, dai dazi alle politiche fiscali, mentre i dati macroeconomici continuano a mostrare una certa resilienza dell’economia statunitense.


L’S&P 500 e il Nasdaq sono saliti rispettivamente dello 0,5% e dello 0,8%, sostenuti da un rimbalzo del settore tecnologico e da un lieve allentamento dei rendimenti obbligazionari. Il Dow Jones ha guadagnato lo 0,50%.


Tuttavia, il clima resta cauto. Il disegno di legge fiscale, che prevede tagli alle imposte e un aumento della spesa per la difesa, non è ancora stato approvato dal Senato. Questo provvedimento potrebbe aggiungere migliaia di miliardi di dollari al già elevato debito nazionale, pari a 36.800 miliardi di dollari.


Il Congressional Budget Office stima un costo di quasi 4.000 miliardi di dollari, alimentando timori di instabilità fiscale. I mercati obbligazionari riflettono questa preoccupazione: il rendimento dei titoli del Tesoro trentennali ha toccato brevemente il 5,14%, il massimo dal 2023.


I titoli del settore solare, come Sunrun, sono crollati, trascinando al ribasso energia e servizi di pubblica utilità. Al contrario, i servizi di comunicazione hanno sovraperformato.


Nonostante la volatilità, l’indice PMI composito di S&P Global è salito a 52,1 a maggio, segnalando resilienza. Tuttavia, i dati sul settore immobiliare e sul lavoro restano contrastanti.


VALUTE


Il mercato valutario mostra oscillazioni bilaterali, con il dollaro in recupero sulle principali valute concorrenti. A sostenere la divisa statunitense sono stati i buoni dati sui PMI e la perdita di momentum ribassista dopo giorni di indebolimento.


Tecnicamente, si aprono ora scenari di possibile continuazione del ribasso, soprattutto se l’EUR/USD dovesse rompere prima 1,1260 e poi 1,1230. Sebbene il trend di medio termine resti rialzista, non si escludono correzioni più profonde.


Il differenziale dei tassi tra il dollaro e le altre valute continua a favorire la valuta statunitense. Lo swap rappresenta un costo significativo per chi vende dollari.


Le prossime ore saranno cruciali, non tanto per i dati macroeconomici, che non prevedono grandi novità, quanto per gli sviluppi del G7 in Canada. È probabile che si discuta anche di tassi di cambio, dato che Giappone e Corea del Sud hanno chiesto un colloquio con il Segretario al Tesoro Bessent per affrontare il tema valutario.


PMI USA


L’indice PMI composito statunitense di S&P Global è salito a 52,1 a maggio, rispetto a 50,6 di aprile, segnalando una modesta accelerazione dell’attività economica. Tuttavia, la crescita resta debole rispetto agli standard storici.


Si tratta del ritmo più rapido da marzo, ma ancora tra i più bassi dall’inizio del 2024. L’ottimismo delle imprese e le aspettative di produzione sono migliorati rispetto ai minimi di aprile, pur restando moderati a causa delle preoccupazioni legate ai dazi.


Le aziende segnalano che i dazi stanno pesando sulla domanda, interrompendo le catene di approvvigionamento e facendo aumentare i prezzi. Gli ordini per l’export sono ulteriormente diminuiti, soprattutto nel settore dei servizi, mentre i ritardi nelle forniture sono peggiorati.


Nonostante la ripresa dell’attività, le prospettive restano caute a causa delle sfide legate a inflazione e commercio.



JOBLESS CLAIMS


Le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti sono diminuite di 2.000 unità rispetto alla settimana precedente, attestandosi a 227.000 nel periodo conclusosi il 17 maggio. Si tratta del livello più basso delle ultime quattro settimane, inferiore alle attese di 230.000.


Il dato evidenzia la resilienza del mercato del lavoro, nonostante i tassi di interesse elevati e il pessimismo delle imprese, alimentato dall’incertezza politica.


Le richieste continuative di sussidio sono invece aumentate di 36.000 unità, raggiungendo quota 1.903.000, oltre le aspettative di 1.890.000. Questo indica una crescente difficoltà per i disoccupati nel trovare un’occupazione adeguata.


LE MINUTE DELLA BCE


La lotta della Banca Centrale Europea contro l’inflazione si avvicina alle fasi finali. Tuttavia, le tensioni commerciali potrebbero esercitare pressioni sui prezzi nel breve termine, mentre una guerra commerciale prolungata potrebbe alimentare l’inflazione nel lungo periodo.


Secondo i verbali della riunione del 16-17 aprile, sebbene i dazi e le controversie commerciali possano pesare sulla crescita, la BCE intravede ancora un percorso verso la stabilità dei prezzi, grazie a forze disinflazionistiche prevalenti nel breve termine.


Alcuni membri del consiglio hanno però avvertito che una guerra commerciale prolungata potrebbe interrompere le catene di approvvigionamento globali, con effetti inflazionistici duraturi.


Durante la riunione di aprile, la BCE ha attuato il settimo taglio dei tassi nell’ultimo anno. Un ulteriore taglio è atteso per il 5 giugno, con una probabilità del 90% secondo i mercati. Gli investitori prevedono un altro taglio entro fine anno, dopo il quale il tasso sui depositi dovrebbe stabilizzarsi intorno all’1,75%.


Saverio Berlinzani





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