Viviamo una fase sui mercati di crescente lateralità, che in altre circostanze però si sarebbe tradotta in incertezza e forse anche alta volatilità, considerato il fatto che non vi è chiarezza sull’andamento dell’inflazione a livello globale, con fasi di recrudescenza che si alternano a momenti in cui la discesa dei prezzi sembra strutturale.
Negli USA l’inflazione appare in calo (3%), anche se la discesa appare lenta, tanto che da più parti, i vari rappresentanti della Fed, negli ultimi interventi verbali, hanno ricordato che potrebbero esserci ulteriori rialzi del costo del denaro nel prossimo futuro, visti i dati positivi che continuano ad uscire negli USA e che mostrano una resilienza per molti sorprendente.
In Europa, la BCE fino ad ora ha alzato i tassi, seguendo le orme della Fed e in qualche caso si è rivelata maggiormente falco, a dirla tutta, anche se la congiuntura, da noi, appare decisamente in rallentamento con alcune aree vicino alla recessione, tanto che ora da più parti si legge che la Banca centrale potrebbe essere alla fine del ciclo di rialzo, nonostante in alcune aree l’inflazione sia ancora sopra al 6%, come Germania e Italia e considerata un'inflazione che per l'Eurozona è ancora al 5,3%.
In Gran Bretagna, il costo del denaro è ancora intorno all’8% e i mercati si aspettano una BoE ancora falco e pronta a rialzare i tassi almeno due volte da qui fino a fine anno. Passando all’Asia e Oceania, segnaliamo che l'inflazione in Cina è crollata e ora si parla di deflazione mentre in Australia e Nuova Zelanda, nonostante le banche centrali stiano parlando di calo dei prezzi, l’inflazione rimane al 6%.
La congiuntura in Asia sembra in calo ma, da un momento all’altro, nelle prossime settimane ci si aspettano manovre atte a far ripartire la crescita, soprattutto in Cina. Europa e Stati Uniti sembrano in tal senso ancora un passo indietro, e sono ancora alle prese con dei prezzi che faticano a scendere.
VALUTE
Sul fronte cambi queste differenze si esprimono con oscillazioni laterali e senza trend ben definiti, almeno per ora, con le majors che restano solide contro dollaro, specialmente euro e sterlina, mentre le oceaniche manifestano una debolezza maggiore in ragione di una congiuntura che in questo momento si manifesta con un deprezzamento dei tassi di cambio.
L’EurUsd è ancora in fase laterale tra 1,0940 e 1,1050 con il Cable tra 1,2680 e 1,2780, AudUsd che ha cercato di sfondare quota 0,6500, per ora senza riuscirci e ha corretto circa l’1% pur rimanendo aperta ad ulteriori ribassi. NzdUsd sembra non riuscire a risalire la china, almeno per ora, con 0,6100 forte baluardo al rialzo e 0,6000 supporto chiave.
Jpy ancora debole a ridosso di 144 a dimostrazione che le valute asiatiche in generale restano deboli, in ragione di una necessità di ripartire attraverso il riequlibrio della bilancia commerciale che poi si esprime sui cambiamenti dei tassi di cambio. Forte ancora il franco svizzero, soprattutto contro Aud e Nzd, a ridosso dei massimi storici di sempre.
DATI DI OGGI
Oggi c’è attesa per il dato sull’inflazione americana, il cui consensus è del 4,7% nel dato core su base annua e dello 0,2% nello stesso su base mensile. Il dato generale è atteso a +0,2% su base mensile e a +3,3% su base annua. Il mercato resta dollaro centrico e un dato superiore potrebbe alimentare i timori di nuovi rialzi del costo del denaro pesando sull’azionario globale e facendo rialzare la testa al dollaro in qualità di valuta rifugio. Difficile fare previsioni, l’incognita resta alta.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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